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Lambrusco

Sotto il nome Lambrusco troviamo una serie di vitigni a bacca nera diffusi in alcune zone d’Italia, ma coltivati soprattutto in Emilia Romagna.

Lambrusco

Sotto il nome Lambrusco troviamo una serie di vitigni a bacca nera diffusi in alcune zone d’Italia, ma coltivati soprattutto in Emilia Romagna.




Storia del Lambrusco


Le origini del Lambrusco sono antichissime e sono riportate in tantissime testimonianze scritte di famosi poeti e scrittori dell’antica Roma, tra cui Virgilio, Plinio il Vecchio e Catone che, nello specifico, citano una “Lambrusca Vitis”, una vite selvatica che nasceva ai margini dei boschi dalla quale nascevano bacche aspre di cui erano molto ghiotti gli uccellini. Anche l’origine del nome è ancora incerta e pare derivi o da “labrum” e “ruscum” (pianta al bordo dei campi) oppure da “labo” e “ruscus” (che punge il palato). Quindi, furono proprio i Romani i primi a cercare di “addomesticare” questo vitigno, ricavandone un vino abbastanza acidulo che solo col passare del tempo è divenuto quel vino piacevole, non molto alcolico e profumato, che ad oggi è considerato uno dei più bevuti. Nel 1567, il medico di papa Sisto V, Andrea Bacci, affermava che “sulle colline di fronte alla città di Modena si coltivano lambrusche, uve rosse, che danno vini speziati, odorosi, spumeggianti per auree bollicine, qualora si versino nei bicchieri”. Nel 1700, invece, grazie all’introduzione di un nuovo tipo di bottiglia denominata “borgognona”, si riuscì a contenere il carattere frizzante di questo
vino con l’ausilio di tappi di sughero tenuti fermi da dello spago. Durante tutto il 1800 e fino agli inizi del 1900, il Lambrusco era comunque valutato come un vino pregiato e veniva commercializzato a dei prezzi abbastanza elevati e fu solo dopo la prima guerra mondiale che invece iniziò a diffondersi ai ceti meno abbienti. Nel 1867 fu fatta una prima classificazione del vitigno Lambrusco (ad opera di Francesco Agazzotti) che lo suddivideva in 3 diverse tipologie di vitigni: il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco di Graspi Rossi e il Lambrusco Salamino. Da queste 3 varietà si ricavarono poi altri sottotipi che poi sono andati a creare, mescolandoli con altri diversi tipi di uve, tutti i tipi di vino Lambrusco presenti nelle varie zone dell’Emilia Romagna.




Zone di produzione e caratteristiche dei vino


IAd onor del vero, grazie a tutti i sottotipi esistenti e alle diverse aree di coltivazione, è possibile citarne per facilità solo un paio: il primo gruppo, più conosciuto e importante, coltivato nelle zone tra Emilia Romagna e Lombardia, che produce vini semplici e poco tannici, tipo lo spumante o il vino frizzante, che annovera vitigni come il Lambrusco Salamino, il Maestri, l’Oliva, il Barghi, il Sorbara, il Viadanese, il Marani, e poi un secondo gruppo che si trova un poco più a nord, ovvero nelle zone comprese tra Trentino, Lombardia e Veneto e che comprende due vitigni, il Lambrusco Casetta detto anche “Lambrusco a foglia tonda” e il Lambrusco Enantio, detto anche “Lambrusco a foglia frastagliata” che sono due vitigni che producono vini lievemente più tannici e strutturati molto adatti all’affinamento. Esiste poi un altro tipo di Lambrusco, il Lambrusco di Alessandria, che si avvicina molto ai lambruschi trentini.  Le uve di questi vitigni producono un vino rosso o rosè frizzante. Tra le varie denominazione di origine troviamo: il Casteller DOC, il Lambrusco Salamino DOC, il Lambrusco di Sorbara DOC, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, il Lambrusco Mantovano DOC.



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